venerdì 31 agosto 2012

Quando il merito è un mito ("Riforma della scuola" n° 15)


Beniamino Brocca
Professore di Pedagogia
Università di Urbino


«Che cosa è un mito? Darò subito una risposta molto semplice, che si accorda perfettamente con l’etimologia: il mito è una parola» (1).  La lezione del grande scienziato francese, Roland Barthes,  prosegue dimostrando che il mito, non potendo  essere una cosa, va considerato una forma caratterizzata dallo schema tradizionale - in semiologia - : significante, significato e segno, per cui anche un vocabolo può essere un mito. Sotto questo profilo si rinvengono numerose parole mitiche (nel senso di straordinarie e, quindi, avvolte da un alone leggendario, da una forma insigne, da un rilievo emblematico, punto di riferimento storico e culturale) che irrompono nelle sedi della ricerca pedagogica, nei  luoghi della produzione legislativa, nelle aule dell’azione didattica. Tra queste primeggia compiaciuto il termine merito che è una voce formata – come il mito –  «da una materia già lavorata in vista di una comunicazione» (2).      Il merito occupa un piano alto del sistema educativo di istruzione e di formazione in quanto, soggettivamente, è la condizione di chi può aspirare a un riconoscimento, a una lode, a un onore, a una approvazione … dovuti al conseguimento di un valore (dote, virtù, comportamento, azione … encomiabili); oggettivamente è la denotazione di un’opera degna di un apprezzamento, di un premio, di un compenso.
Tale prestigio, oltre a causare la fioritura «di iniziative fantasiose e progetti estemporanei», ha trasferito l’argomento su un «terreno di conquista di consulenti  […] con tutto il corredo di scritti, convegni, associazioni e un di più di retorica che sa di salotto più che di impegno. Che sia giusto parlarne è fuori discussione che si sia abilitati a farlo […] dovrebbe richiedere un’attenzione diversa alla sostanza intera della questione» (3).
Questo presupposto, condiviso, induce a ragionare sul tema con la mente sgombra da pregiudizi e aperta alla esplorazione di eventuali luci e ombre.
Innanzitutto è importante segnalare il valido punto di appoggio offerto dalla Costituzione italiana. L’articolo 34, comma 3, così recita: «I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi» . I meritevoli, pertanto, acquisiscono un diritto legittimo di appagamento di un desiderio o di concessione di un privilegio; un diritto che riguarda tutti indistintamente, che viene sancito con una disposizione autorevole, che risulta non negoziale. Tuttavia in ambito educativo la nozione di merito rimanda alla regola della valutazione delle prestazioni e all’impulso della motivazione verso gli apprendimenti. In queste due evenienze  è notorio che la valutazione resta limitata ai risultati quantitativi dell’insegnamento, con l’esclusione delle conoscenze di partenza, del contesto di provenienza, del  livello di progresso, dello sforzo di dedizione … e che la motivazione viene attivata da fattori estrinseci (competizioni, elogi, premi … tanto aleatori quanto effimeri) con la esclusione delle incentivazioni intrinseche (curiosità, espertezza, esemplarità, reciprocità).
Ebbene, sia la valutazione quantitativa sia la motivazione estrinseca, restringono il merito in un territorio fisico e tangibile sminuendone la portata e la funzione.
Inoltre è indispensabile, per ottenere una maggiore chiarezza e una maggiore equità nell’applicazione del principio di merito, osservare alcuni criteri orientativi e propedeutici: ottenere la fiducia di chi viene valutato nella scuola, dimostrandogli – nelle vesti o di governante, o di funzionario, o di docente – di non aver degradato il merito con azioni, fatti e scelte riprovevoli; rifiutare la cosiddetta meritocrazia la quale, tenendo esclusivamente conto delle prestazioni commisurate a uno standard normativo, diventa un dispositivo di espulsione; considerare che il merito presuppone, spesso, una concezione individualistica dell’alunno, con il conseguente rigetto  dell’idea di appartenenza solidale e cooperativa; accertare se l’affermazione del merito possa pregiudicare l’uguaglianza dei punti di partenza; provvedere, preventivamente, alla rimozione degli ostacoli che impediscono lo sviluppo delle potenzialità di ogni singolo soggetto e accrescono il divario sociale.
Infine è vantaggioso, per conseguire un successo possibile nelle iniziative basate sulla valorizzazione del merito, diffidare del facilismo e del pressappochismo di coloro che lo considerano il problema principale e decisivo del sistema educativo e in alcuni casi la panacea dei mali di cui soffre l’istituzione scolastica. Non solo, ma nella prospettiva meritoria, è determinante la cura della qualità dell’essere e del fare della persona (atteggiamenti e comportamenti) relativamente sia all’uso di beni e servizi sia alla interazione tra soggetti singoli e collettivi. Seguendo questa linea che porta il merito fuori dalle “sabbie mobili” dell’asfittica empiria, risulta più proficuo indagare e conoscere i processi di maturazione anziché gli esiti degli stessi . Infatti, il vaglio di un processo di studio o di lavoro consente di cogliere, nitidamente e fedelmente, la fatica, la passione, l’impegno … di un qualunque individuo, nei confronti del quale scatta l’ornamento del merito.
Comunque, la complessità del problema e l’irritazione dei docenti e degli alunni per il modo con cui esso è stato impostato e risolto, consigliano l’adozione di una pausa per riflettere e correggere la procedura. Forse un po’ di cautela non guasterebbe. L’avverbio forse che indica un dubbio, una probabilità, una preoccupazione esprime un desiderio di prudenza la quale si nutre di un proposito di fattibilità possibile e rigorosa. Perché, forse, ha ragione Friederich A. von Hayek, economista e filosofo di fama mondiale, a sostenere che «il merito non comporta un risultato oggettivo, ma uno sforzo soggettivo».


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1. R. Barthes, Miti di oggi, Fabbri, 2004, p. 191
2. Ibidem, p. 192
3. L. Celli, Il dio merito nel Paese dei furbetti, in La Repubblica. Affari e Finanza, 2 luglio 2012

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