venerdì 31 agosto 2012

Il malinteso del merito


Massimo Baldacci

Da qualche tempo le forze neoliberiste ripetono ossessivamente un principio: promuovere il merito, lasciando intendere che le forze di sinistra - chiuse nelle loro convinzioni egualitariste - siano ideologicamente e materialmente responsabili di aver causato un livellamento che deprime le energie migliori del Paese.
Come tutte le cose ripetute pervicacemente, questa posizione si è diffusa ed è quasi diventata senso comune, soprattutto (ma non solo) in campo scolastico. Tuttavia, essa è inesatta da vari punti di vista. Credo perciò opportuno evidenziare come stanno realmente le cose.
In primo luogo, non è vero che il pensiero di sinistra sostenga un’eguaglianza livellatrice e anti-meritocratica. Non è di certo questa la posizione del Marx della Critica del programma di Gotha (1875), nella quale si assegna il criterio del merito e quello del bisogno a fasi storiche diverse, ponendo precise condizioni per il passaggio dall’uno all’altro. Infatti, perfino la prima fase dopo il superamento del capitalismo sarà necessariamente caratterizzata da un criterio distributivo basato sul merito: ossia, a ciascuno secondo il suo lavoro. Perciò, l’uguaglianza socialista è di tipo antilivellatrice, e corrisponde al diritto proporzionale alla prestazione di lavoro.
E, per venire in tempi più vicini, nel campo della sinistra liberale, Rawls (1), pur negando la priorità del merito, giunge a legittimarlo come strumento per realizzare l’equità sociale attraverso meccanismi redistributivi. Secondo il suo principio di differenza, è preferibile una distribuzione uniforme del prodotto sociale, salvo che una distribuzione diversa non vada a vantaggio di tutti, e in particolare dei meno favoriti. Così, la meritocrazia risulta giustificata se, premiando il merito, la produttività complessiva aumenta, creando una migliore possibilità di redistribuzione a favore dei meno avvantaggiati.
La tesi secondo cui il pensiero di sinistra tende a un’eguaglianza livellatrice è perciò falsa. La sinistra non è contro il merito. Anzi, come si fa a essere contro il merito? Il punto è che il neoliberismo (soprattutto quello nostrano) ha propugnato una concezione contraffatta e ideologicamente viziata del principio meritocratico, spacciando per meriti quelli che sono soltanto privilegi sociali acquisiti. Il campo della formazione scolastica ne è un eccellente esempio.
Si sostiene che chi primeggia a scuola lo fa in forza della propria capacità naturale e del proprio impegno (anche se sussiste una correlazione empiricamente dimostrata tra classe sociale d’appartenenza e riuscita scolastica), e che la scuola deve valorizzare questi meriti (si veda la recente idea del ministro Profumo di premiare ogni anno lo studente migliore di ciascuna scuola).
Ora, a parte il fatto che non si capisce bene quale merito vi sarebbe ad aver ricevuto un corredo genetico superiore nella lotteria naturale (sembra una questione di fortuna, più che di merito), in questo modo si trascurano i fattori sociali e culturali dello sviluppo, che incidono invece pesantemente sullo sviluppo delle capacità. E non pare che vi sia alcun merito nell’essere nato in un ambiente sociale favorito, mentre sembra sicuramente ingiusto che lo sviluppo di alcuni sia limitato da un ambiente svantaggiato. Se si desidera scoprire i veri meriti, occorre una gara equa, nella quale sia assicurata a tutti la parità dei punti di partenza. Altrimenti, la corsa è truccata, e si dichiara meritevole chi è partito in netto vantaggio. La tesi che la scuola deve promuovere il merito è perciò ideologicamente viziata: maschera una realtà diversa, dove ci si limita a ratificare i vantaggi sociali esistenti.
Don Milani aveva visto con chiarezza il compito di una scuola veramente “giusta”: colmare le diseguaglianze (o almeno ad accorciarle), garantendo a tutti gli alunni il raggiungimento degli apprendimenti fondamentali. Questo è anche il presupposto per cogliere in modo equo i meriti effettivi.



(1) Cfr. J. Rawls, Una teoria della giustizia, Feltrinelli, Milano 1982 (1971).