martedì 20 novembre 2012

Bersani parla alla scuola

Diciassettemila ragazzi non possono studiare, perché non hanno i soldi. È una ferita grave alla loro dignità. Chi vuol studiare e non può studiare, riceve una ferita grave. E' il problema dei costi dell'istruzione sia dal lato degli studenti e delle loro famiglie sia degli insegnanti che lavorano su una frontiera. Occorre sostenerli e dargli più considerazione.
Bisogna avere maggiore rispetto della scuola.
Non è pensabile che ogni sei mesi si dia uno schiaffo alla scuola, non si può ragionare solo in termini di risorse.
Non soltanto perché della scuola avremo bisogno domani per ottenere maggiore competitività, ma per un aspetto ancora più importante. Oggi tutti, bambini compresi, siamo subissati di informazione, ma informazione non è conoscenza. E gli scaffali dove posare l'informazione e farla diventare conoscenza li possono costruire solo gli insegnanti.
Bisogna fare un discorso di impianto sulla scuola, sull'università e sulla ricerca, quasi costituente. Non possiamo ogni sei mesi dare instabilità al sistema.
C'e' una protesta contro la legge ex-Aprea, voglio ricordare che il Pd ha “schiodato” alcune norme meno potabili da quella legge. Ora al Senato diremo che prima di andare avanti si sentono gli studenti, gli insegnanti e le famiglie. Non si puo' decidere senza interloquire con i protagonisti. 
Se c’è un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa, è quello della scuola, dell'università e della ricerca. 
Istruzione e Ricerca sono gli strumenti più importanti per assicurare dignità al lavoro e combattere le disuguaglianze. Un paese in cui cala drammaticamente la domanda di istruzione è un paese senza futuro. È necessario un piano straordinario contro la dispersione scolastica. È necessario un piano straordinario contro la dispersione scolastica, misure per il diritto allo studio e investimenti
sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione. La ricerca subisce una forte emorragia di risorse con la fuga di cervelli che converrebbe invece trattenere puntando anche a scambiare ricercatori italiani con altri provenienti dall'estero, procedendo comunque ad un forte turn-over. Dobbiamo arrestare l’abbandono scolastico, la flessione delle iscrizioni alle nostre università, la sfiducia dei ricercatori e la demotivazione di un corpo insegnante sottopagato e sempre meno riconosciuto nella sua funzione sociale e culturale. 
LA SCUOLA E LE UNIVERSITÀ ITALIANE HANNO VISSUTO QUINDICI ANNI DI CONTINUE UMILIAZIONI. NOI INVERTIREMO LA ROTTA. 

Pier Luigi Bersani




"Riforma della scuola" n°16

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